Il presidente polacco uscente Andrzej Duda ha vinto il 2^ turno delle elezioni presidenziali in Polonia, che si sono tenute ieri, con oltre mezzo milione di voti di vantaggio rispetto al sindaco di Varsavia, il liberale pro-LGBT, Rafal Trzaskowski.
I risultati hanno visto Duda vincere con 10.413.094 voti (51.21%), contro i 9.921.219 (48.79%) di Trzaskowski, esponente di Platforma Obywatelska (Piattaforma Civica), fortemente europeista e sostenuto da Bruxelles. Duda invece, seppur formalmente indipendente, in realtà è sostenuto dal partito di destra conservatrice Prawo i Sprawiedliwość (Diritto e Giustizia), che è guidato dall’ex premier Jaroslaw Kaczynski.
I risultati, seppur in linea con i dati del ballottaggio di 5 anni fa con cui Duda strappò il ruolo di Presidente a Komorowski, rappresentano un passo indietro per il PiS e per Duda, che fino a pochi mesi fa erano dati dai sondaggi come largamente vincitori, anche in virtù del netto successo del PiS alle parlamentari. Contro di lui si è coalizzato quasi tutto lo spettro politico polacco, con l’appoggio a Trzaskowski sia della sinistra che del candidato populista “anti-establishment” (ma di fatto favorevole al candidato prediletto da Bruxelles e dalla UE) Holownia.
L’unico a non aver preso posizione per il 2^ turno elettorale , Krzystof Bosak, alla guida della coalizione sovranista e nazionalista Konfederacja. Vero vincitore del 1^ turno con un sorprendente 6,78%, Bosak è l’astro nascente della politica polacca e a soli 38 anni ha dimostrato che è possibile svolgere una campagna politica organizzata, moderna e radicale all’interno di un blocco nazionale eterogeneo ma in grado di coalizzarsi attorno a un candidato e a pochi punti chiari e condivisi.
Il 4^ posto alle elezioni non rende sufficiente giustizia a una campagna politica entusiasmante che ha raccolto enorme consenso soprattutto tra i giovani.
Come si vede dalla grafica, Bosak è 2° nelle preferenze tra i giovani dai 18 ai 29 anni, a pochissima distanza da Trzaskowski e distanziando notevolmente il Presidente Duda, un dato che fa ben sperare per il futuro e per gli sviluppi della politica polacca.
Un’ultima nota di colore è il ruolo marginale a cui è relegata la sinistra post-comunista nel paese, che con il 2,2% complessivo a livello nazionale di Robert Biedron (che in Europa sta con lo S&D, lo stesso del PD) conferma la sua tendenza alla sparizione completa dalla rilevanza politica.