C’è un comune denominatore che unisce il laicismo e l’islamismo militante[1], una sorta di inconfessata intesa, un sottile mutuo sostegno che fornisce ad entrambi l’opportunità di una reciproca crescita, specie in una terra che prima era cristiana.

Il laicismo (che con l’islamismo ha in comune la propensione alla militanza), espunge da sé il Dio cattolico, ma non ha remore nei confronti del Dio islamico, antitetico al cattolico il quale è troppo Padre e troppo poco ”normatore” (o muratore) per essere simpatico a chi professa la religione laica.

L’islamismo (militante come il laicismo), il cui Dio è padrone assoluto e distante[2], trova nello Stato laicizzante[3] il suo miglior humus per piantar radici nella società laicizzata, alla quale fornisce la spiritualità che le è congeniale, una spiritualità altra che non sia la cattolica, una spiritualità più affine all’idea che il pensiero laicista e la massoneria hanno di Dio, non padre, ma costruttore e normatore (proprio come il Dio della Shari’a).

Non sono in grado di affermare con assoluta certezza se fra i due soggetti vi sia un patto di non aggressione tipo Molotov/Ribbentrop oppure no[4], è innegabile, però, che vi sia una sorta di mutuo sostegno, se non altro inconscio: uno è utile all’altro. Vediamo perché.

Il laicismo ripudia il Dio cattolico preferendogli il panteismo massonico (quante volte si sente dire «io non sono ateo, ma credo nello spirito del mondo»), un Dio indefinibile e indefinito, che più di tutto si occupa del giusto/ingiusto più transeunte, proprio come manicheismo comanda e come comanda anche l’islamismo.

Cosa hanno in comune laicismo e islamismo? Beh, oltre al manicheismo, hanno in comune l’essere due ideologie: una, il laicismo, è nata come ideologia e ha assunto le forme di una religione (ideologica); l’altra, l’islamismo, da religione che era, è degenerata in ideologia (religiosa).

Questo è il punto essenziale che le accomuna: l’essere sostanzialmente due ideologie, per niente contrapposte. II Dio musulmano può benissimo diventare quell’entità astratta e panteista che è il massonico spirito del mondo, e allo spirito del mondo non gli ci vuole nulla a diventare quel Dio di cui hanno contezza i musulmani «intolleranti» (ma anche gli ebrei); un Dio che è l’opposto del Dio di cui hanno contezza i cattolici.

Infatti, l’Islamismo propugnato dalla setta dei Fratelli musulmani ha una «carica» mistica molto ridotta, rispetto a quella dei dettami (destinati a diventare legge divina) e si presta quindi molto bene a irregimentare i nuovi cittadini in una vita civile che vede un Cesare degenere e un Dio «falso e bugiardo», uniti in un’unica persona per fare gli interessi di una casta di “illuminati” e normare la vita di un esercito di “dhimmi”[5].

Rendiamoci conto che il laicismo militante e l’islamismo altrettanto militante, insieme, hanno passato la corda intorno al collo di noi cattolici, e ora la stanno stringendo.


[1] L’islamismo militante si identifica con l’Islam “intollerante”, secondo l’azzeccata definizione che ne ha dato il Sovrano del Marocco, riferendosi all’Islam integralista wahhabita e della Fratellanza musulmana.

[2] Nell’islamismo militante, Dio è così distante che è persino peccaminoso immaginarselo, proprio com’è ritenuto distante il Dio dei laicisti e dei massoni, il quale si limita a gettare il suo freddo sguardo di normatore sulle faccende della vita. 

[3] Lo Stato moderno che spinge agli eccessi l’idea laica.

[4] Fa sorgere sospetti il fatto che la setta dei Fratelli musulmani abbia con la massoneria numerosi punti in comune:

  • una propensione all’attività sottotraccia;
  • una visione teogonica quasi simile, dove Dio diventa marginale nella speculazione mistica, perché visto come un muratore o un orologiaio che regola ogni istante e ogni fatto, attribuendo tutto al destino che annulla il libero arbitrio;
  • una visione manichea della morale.

[5] “Dhimmi” nella religione musulmana è l’individuo privo di diritti civili perché non ha aderito all’unica vera religione , l’Islam.

Articolo precedentePillole di Bushido, un’analisi del codice dei Samurai
Articolo successivoStrage di Bologna, un affare di Stato (4^ parte)