Che cos’è l’identità di genere, uno dei concetti chiave utilizzati nel progetto di legge di iniziativa parlamentare, c.d. Zan-Scalfarotto, attualmente in discussione presso la Commissione parlamentare permanente Giustizia della Camera dei Deputati?
È una situazione giuridica, per la quale il progetto chiede una particolare tutela penale per evitare forme di discriminazioni (peraltro inesistenti), già introdotta dalla giurisprudenza costituzionale e di legittimità (sentt. n. 221/2015 e n. 180/2017 Corte cost. e sent. n. 15138/2015 Corte cass., I sezione), intesa quale affermazione piena e assoluta (nel senso etimologico del termine, cioè senza limiti, senza vincoli) della personalità dell’uomo.
La Costituzione italiana, come del resto tutti i Testi fondamentali del secondo dopoguerra, ha accolto, nell’art. 2, una concezione “modulare” del principio personalistico (per utilizzare un’espressione del prof. Danilo Castellano, autorevolissimo filosofo del diritto e della politica presso l’Università degli Studi di Udine), secondo la quale l’individuo realizza la “propria personalità” affermando la propria volontà (di potenza, avrebbe aggiunto qualcuno).
Attenzione: qualunque volontà. In questo modo, in ragione del carattere anfibologico delle Costituzioni positivistiche, che consegniamo in mano ai maggiorenni senza minimamente chiederci e chiedere loro il fondamento dei diritti e dei doveri in esse affermati, si costruisce ex nihilo un diritto all’indifferenza sessuale, cadendo non solo in una contraddizione evidente, ma anche in una imposizione autoritaria di un concetto che non esiste nell’ordine naturale delle cose, facendo passare l’idea (subdola e luciferina) che la sua mancata accettazione costituisca una forma di discriminazione.
Non è forse questo il senso del banale, vuoto e retorico discorso del Presidente della Repubblica pro tempore, Sergio Mattarella, pronunciato in data 17 maggio 2020, Giornata contro la c.d. omofobia? La differenziazione tra donna e uomo non è un aspetto accessorio, dal momento che segna nel tempo la corporeità della persona umana, la quale non può mai essere scissa dalla sua personalità. L’essere soggetti sessuati assume, infatti, in ogni donna e in ogni uomo, una peculiarità originaria che contraddistingue tutta la densità del loro essere.
Prima la legge ordinaria dello Stato n. 76/2016 (c.d. Cirinnà) sulle unioni civili (definite “formazioni sociali”, ex art. 2 della Costituzione italiana, ossia mediante un termine che può essere riempito di qualunque contenuto), ora questa proposta legislativa, che viene portata avanti per la ricerca di un consenso che la sinistra progressista ha da tempo perduto nel proprio elettorato di riferimento, rappresentano il passaggio da un nichilismo teoretico ad un nichilismo della prassi, portando sia a confondere la natura umana con ciò che è naturalistico (si veda il perenne insegnamento di san Tommaso d’Aquino), sia a negare che l’identità sessuale sia iscritta in ogni cellula del nostro corpo: dalla punta dei piedi ai capelli.
Scriveva il grande Papa Pio XII (pontefice dal 1939 al 1958): “La radice profonda ed ultima dei mali, che deploriamo nella società, è la negazione ed il rifiuto di una norma di moralità universale sia della vita individuale, sia della vita sociale, sia delle relazioni internazionali” (cit. dalla Lettera Enciclica Summi Pontificatus del 20 ottobre 1939, in cui vengono illustrate le linee portanti del pontificato).
E hanno il coraggio di chiamarli diritti civili….