Il limite tra la goliardata e la cialtronata a volte è incerto, in quanto, affinché la goliardata rimanga tale, bisogna azzeccare il tempo, lo spazio il soggetto e l’oggetto. La goliardata è una cosa seria: il Conte Mascetti (Ugo Tognazzi) ed il Marchese del Grillo (Alberto Sordi) non avevano dubbi al riguardo. Inoltre, chi la dirige, deve avere un “master” in ironia e saper suscitare simpatia (talenti innati e piovuti dal cielo), ma soprattutto aver ben chiaro il concetto di limite.
Una sorta di dogma irrinunciabile per il successo della goliardata in ambito militare, è costituito dal fatto che questa non possa partire dal comandante (sia esso un sergente o un ammiraglio), perché altrimenti tramuta subito una ironica celia in vuota teatralità che, in questo caso, getta il discredito sulle insegne sacre (la sciarpa azzurra, la sciabola sguainata, le armi).
I goliardi universitari sapevano questo e le loro feste prevedevano un «Duca-Conte» vestito con paramenti dissacratori ma improbabili, che nulla avevano a che fare con la sacralità vera e propria dell’uniforme universitaria e l’oggetto ed il soggetto erano iperboli di assurdità.
Quello che è avvenuto giorni or sono presso la caserma della Marina Militare di Taranto non è stata una goliardata tesa a stemperare la tensione della formalità di una cerimonia dagli alti contenuti simbolici, ma solo ed esclusivamente una imbecillità, con l’aggravante della legittimazione da parte di un ufficiale in sciarpa e sciabola sguainata.
Un’imbecillità perché il regista di quella scenetta patetica, che manco suscitava ilarità, aveva sbagliato tempo, spazio, oggetto e soggetto della celia. Probabilmente, quell’ufficiale voleva dimostrare di essere un ufficiale smart, capace di gestire la disciplina con il sorriso ma, forse perché troppo smart, non ha tenuto conto che ci sono dei “riguardi” che vanno rispettati; non ci possono essere deroghe alla marzialità durante (o anche appena dopo) la cerimonia del giuramento, con i reparti ancora in armi e il Comandante con la sciarpa azzurra e la sciabola sguainata.
Così, quella che forse voleva essere una goliardata, si è subito trasformata in un atto dissacratore contro i simboli militari.
Un ufficiale che si comporti in quella maniera – diciamo smart – nel momento sbagliato, è una cosa che lascia sicuramente attoniti, ma quello che preoccupa ancor di più è, invece, constatare come nessuno in seno a quel reparto schierato in armi si sia rifiutato di assecondare quell’assurdo balletto; ciò fa supporre che l’addestramento sia servito a poco, soprattutto non è servito a trasmettere il senso dell’onore militare e nemmeno a comprendere cosa sia un ordine, per cui, proprio in virtù del suddetto onore, l’ordine sbagliato non si esegue.