Anno 2020: fine del mondo conosciuto.
“Carpe diem quam minimum credula postero!”, scrisse Orazio nelle Odi, ovvero “Afferra il giorno, confidando il meno possibile nel domani”.
Il giorno fatale è oggi ed è assolutamente necessario, imperativo e categorico, che si ponga fine ora a questa epoca oscura, perché non superi il 31 ottobre e non si protragga oltre.
Una simile era di demenza politica, sterilità filosofica e spirituale, in cui l’intelligenza, la conoscenza, la saggezza soccombono alla volgare ricchezza materiale, all’aborto cognitivo, all’ignoranza diffusa, alla censura storica, alla violenza legalizzata contro l’essere umano naturale, non può e non deve continuare.
Permettere all’infestante gramigna di diffondersi senza combatterla è un delitto indegno e disonorevole: l’erbaccia va estirpata.
Siamo all’apice di una sorta di età oscura, quella che una certa tradizione orientale chiama Kali Yuga e che fu annunciata alcuni decenni fa dalla più vivace gioventù nazionale, allora militante sotto le insegne del Movimento Sociale Italiano.
Mala tempora currunt e in tempi malevoli come questi è necessario ristabilire l’ordine perduto contro l’inversione della ragione e della morale che è attualmente in atto.
Sono questi gli anni bui in cui la nobiltà di una persona è pesata unicamente dalla sua ricchezza e il povero diviene schiavo del ricco; in cui i principi fondanti la nostra cultura cattolica romana sono svuotati del loro significato; in cui falsi dèi, idoli e maestri sono portatori di credenze e concetti astrusi, di una dottrina modificabile e adattabile nell’interesse di una cleptocrazia insana per definizione, quanto insanabile senza una rivoluzione che sia prima di tutto morale e culturale.
In questa “età oscura”, la discriminazione fra la “casta” e il popolo scava un solco che ogni giorno acuisce il distacco della politica dalla realtà tangibile. Il mondo si regge sulla speculazione in borsa – “aria fritta” – su teorie e strategie economiche che nulla hanno a che vedere con l’economia reale delle famiglie normali.
La “casta” domina sul popolo pavido, sottomesso da ridicoli e inaccettabili decreti, emessi come scontrini da bar.
Così, dalle classi inferiori, impreparate e immorali, emergono nuovi capi, che fondano una cleptocrazia democratica – affinché tutti possano rubare in parti uguali – perseguitando i giusti religiosi, intellettuali e filosofi.
Piccole bande di quartiere, gruppetti di individui ignoranti e superbi, raggiungono posizioni dominanti con il beneplacito sostegno di quel gregge pascolante che li ha generati.
La sovversione colpisce tutte le classi senza distinzione: i sacerdoti perdono la fede e la moralità, sprofondando in comportamenti lascivi; i militari – lungi dall’essere guerrieri – diventano soldatini che, svilendo le Forze Armate, espongono la nazione al ridicolo, alla resa incondizionata, diventando, in alcuni casi, furfanti, criminali, che abusano del potere; le donne lascive e i pervertiti usano il corpo come merce di scambio fino a rivestire ruoli strategici in politica e negli affari; i governanti diventano ladri che sottraggono il pane al popolo e regalano croissant a chi non ne ha diritto; i giudici plebei aggirano e arrangiano la legge, affinché il criminale abbia benefici, mentre l’uomo giusto subisca la censura; i mercanti e gli uomini d’affari si danno alla frode e alla contraffazione; i commercianti diventano egoisti, pensando solamente al loro interesse.
I giacobini al potere sono passati dall’essere la “Società della Rivoluzione” all’essere la “Società degli Amici della Costituzione” – che molto presto cambieranno sì, ma a loro favore, certamente tra assurdi controsensi ed errori – senza remora, senza vergogna.
Parafrasando Evola: “Il nemico va combattuto dove si attacca, non dove ci si difende”, affinché, come il predecessore francese, anche questo “Club dei giacobini” scompaia per sempre e del suo miasma non resti nemmeno il ricordo.
È il momento di farla finita con i servi della Sovversione. Su questa casta politica torreggia la lama di giustizia dell’ascia regolatrice e punitrice.
Chiamiamo a raccolta gli Italiani pronti, decisi, disposti a battersi anche su posizioni apparentemente perdute, senza fare troppi calcoli di convenienza che non sia quella della Patria, senza scendere a compromesso con ciò che potrebbe condizionare il successo del bene più alto: quello dell’Italia e del suo popolo.
La volontà, quali penne e lettori di Praesidivm, è porre oggi la base per una posizione estremamente critica contro il governo, il parlamento e lo Stato, che si diffonda a tutti i ceti sociali, perché si possa quanto prima por fine a questi anni oscuri e la nostra Patria si rigeneri traendo forza dalla sua migliore tradizione.