La gente italica si è ampiamente rotta le scatole di una situazione gestita dalla scienza e dalla politica, ma anche dall’informazione pubblica, in maniera che definire “deficiente” è poco:
- ad aprile e fino a settembre, è stato tutto uno sbrodolarsi addosso di complimenti da parte del governo per come è stato bravo a gestire l’emergenza, sorvolando sulla disciplina quasi teutonica del popolo italiano che, lui sì, con il suo comportamento responsabile ha determinato l’abbattimento dei contagi;
- a settembre inoltrato, ecco la seconda ondata che sputtana il governo e i suoi inetti commissari i quali, si scopre, non erano in grado di farvi fronte pur avendo avuto la bellezza di 6-7 mesi per organizzare i tamponi, orientare gli anestesisti in pensione a rientrare in servizio, realizzare ulteriori terapie intensive (come ha fatto il vituperato Bertolaso), precettare gli autotrasportatori affinché si orientassero ad affiancare il trasporto pubblico per decongestionare autobus e corriere, e altro ancora.
Adesso, in preda al panico più pernicioso, politici e scienziati, ma anche un sistema mediatico in preda al delirio, non fanno altro che propalare fesserie sul Covid. Una esemplare da TG: «Nel mondo sono ormai 42 milioni i contagiati…» certo, peccato che nel mondo vivano 7 miliardi di persone, il che equivale allo 0,6% dal quale sottrarre quelli che pur contagiati sono asintomatici e che neanche si erano accorti di aver contratto il virus.
Virus che è dannoso nella misura in cui gli scienziati, nella fattispecie immunologi e epidemiologi, permanentemente in televisione, dicono e si contraddicono a vicenda creando confusione e sconcerto.
Il virus è dannoso nella misura in cui la politica, infingarda, incompetente e ideologicamente disonesta come mai si era visto almeno dal 1945, non sa fare una sintesi (proprio quello che le è richiesto di fare) tra il danno sanitario, quello economico e quello psicologico e, a prescindere, tiene il bordone di quelli che più parlano e meno convincono per le intrinseche contraddizioni dei loro ragionamenti.
Ma quel che fa più male è vedere che il governo, alla canna del gas per la manifesta incompetenza, getta il discredito sul popolo italiano accusandolo di tenere atteggiamenti che favoriscono il contagio, quando invece questo è favorito dai mancati provvedimenti per cui non è stato posto rimedio ai sovraffollamenti degli autobus, delle corriere, delle metropolitane, delle astanterie degli ospedali, ecc. facendo ricadere tutto sulla movida e sulle spalle di ristoratori e albergatori.
E come se non bastasse, questo governo di inetti osa insultare il popolo italiano, in particolare la cittadinanza di Napoli, accusata di essere manovrata dalla camorra. No, non è accettabile. «Io sono napoletano!» vien da gridare. E sarò milanese, torinese, anconetano, ecc. quando anche questi capoluoghi insorgeranno, perché la misura ora è veramente colma.
Al virus va lasciato fare il suo mestiere di virus: infettare.
Al medico va lasciato fare il suo mestiere di medico: l’osservazione clinica presso il letto del malato dalla quale scaturisce la diagnosi e, estrema ratio, l’autopsia per capire le ragioni che hanno portato alla morte il degente (cose che per i primi mesi, mentre in televisione si alternavano i virologi, non sono state fatte), questo è il combattimento suscettibile di sconfiggere il virus.
All’uomo comune va richiesto di consolidare ed incrementare quei provvedimenti già patrimonio educativo trasferitogli da nonni e genitori: lavarsi più spesso le mani, non alitare in faccia alle persone, tenere le distanze, sanificare gli spazi di vita e, in questo momento di acme epidemiologico, portare la mascherina quando si è a contatto con la folla.
Al politico va richiesto che realizzi quella sintesi alla quale si è accennato più sopra, assumendosi ogni responsabilità e che adotti procedure comunicative che non creino confusione, allarme, financo panico.
Al giornalista è chiesto di dare notizie fondate sui fatti e non di essere il divulgatore di frottole, funzionali a chissà quale recondita intenzione capace di innescare isteria collettiva.
Vivo in Marocco, una nazione ancora identificata come paese in via di sviluppo, anche qui c’è un governo considerato inetto dalla maggioranza della popolazione e anch’io, pur essendo ospite in casa d’altri, lo considero tale, ma devo ammettere che l’emergenza Covid, con tutti i limiti di un paese emergente e povero, è stata gestita con più intelligenza e maggiore efficacia comunicativa. Ergo: il nostro governo ha gestito l’emergenza Covid in maniera meno efficiente di un governo inetto di un paese emergente.