La lingua batte dove il dente duole. E così, rieccoci a parlare dell’idiozia di questo premier e dei suoi ministri, ma in generale di tutta una compagine di politici che, dal Governo al Parlamento, stanno dando il meglio del peggio di sé.
E dunque, dopo un fico di nome Fico che, con un’intervista all’organo ufficiale della Fratellanza musulmana, la tv Al Jazeera[1], è riuscito a legittimare le smanie califfali di Erdogan, ecco apparire i «fratelli Capone», o, come si direbbe dalle mie parti, «i du sciochét», al secolo Conte e Di Maio i quali, tenendosi per mano e confidando sull’esperienza tecnico-tattica che il portavoce governativo ha maturato con la partecipazione al Grande Fratello, si sono precipitati da Haftar per ringraziarlo di aver liberato i nostri pescatori.
Lo ribadisco assumendone tutte le responsabilità: due imbecilli. Perché lo sono? È presto detto (evitiamo di indagare le ragioni per cui il governo ci ha messo oltre 100 giorni a ottenere la liberazione dei nostri pescatori, cosa che già la dice lunga), ma:
- Davvero c’era bisogno che il Capo del Governo Italiano e il suo Ministro degli Esteri si recassero in quella metà di Libia governata da Haftar (già incapace ed infido Generale di Gheddafi) per baciargli la pantofola in mondovisione?
- È mai possibile che quei due «sciochét», mentre erano in viaggio, non si siano resi conto che andavano a fare una colossale figuraccia davanti al mondo intero?
- Questo atteggiamento sembra dettato da una logica di spettacolo da «Grande Fratello», non da una seria ed avveduta politica estera di una nazione che, tra alti e bassi, ha comunque sempre ha saputo presentarsi con dignità di fronte al consesso internazionale (ricordiamo che a Sigonella, nel 1985, ha addirittura schierato VAM e Carabinieri contro i Marines americani.
- È mai possibile che nessuno abbia suggerito sommessamente all’orecchio di quei due che, se la liberazione dei nostri pescatori è stata un enorme motivo di gioia, l’esosità di tempo necessario per liberarli dovrebbe far vergognare chi si è occupato del caso, e non farlo esultare. Per cui bando ai sorrisetti, teniamo la cosa riservata e limitiamoci ad una telefonata di ringraziamento.
A meno che Haftar non abbia preteso proprio la proscinesi dei nostri due «fratelli Capone», e questo sì sarebbe inaccettabile.
Ma ben più grave e inaccettabile sarebbe (e a questo punto non lo si può escludere) se quel comportamento fosse dettato da volontà di scucire un sovrappiù di visibilità sotto Natale, nell’intento demenziale di recuperare un minimo di credibilità nei confronti di un popolo italiano sempre più incazzato per l’evidente incapacità di questo governo di affrontare la pandemia e la conseguente crisi economica.
Baciare la pantofola ad Haftar, oltre a comportare una sua legittimazione e creare imbarazzo, sconcerto e squilibrio sul piano internazionale, ha comportato una conseguente delegittimazione della nostra magistratura, perché il generale libico pretendeva il rilascio di libici già giudicati colpevoli come «scafisti» dai nostri tribunali.
Insomma, quei due, comportandosi come Toto’ e Peppino (che interpretavano i fratelli Capone nel film «Totò, Peppino e la malafemmina»), giunti a Bengasi hanno dato la mazzata finale alla dignità della nostra Nazione… «noio voulevom savuar l’indiriss yaa!?». E chi ci prenderà più sul serio dopo Fico e quella coppia di ritrovati fratelli Capone?
Ma veramente il nostro governo ha ritenuto meglio inginocchiarsi davanti a un satrapo piuttosto che giocare la carta delle opzioni militari?
Veramente sarebbe stato controproducente far incrociare davanti alle coste dell’est della Libia le nostre navi da guerra?
Veramente chi ci governa preferisce far passare l’idea che l’Italia è disposta alle peggiori e vili bassezze pur di trarsi d’impaccio?
Si sappia che questo demenziale atteggiamento comporta un incremento del rischio, dal momento che chiunque domani potrà rapire un nostro connazionale, avendo buone probabilità di scucire un guadagno.
Riporto le parole del Vescovo di Mazara del Vallo:
“Quanto meno portate le nostre navi della Marina Militare al limite delle acque territoriali libiche e fate sorvolare dai nostri aerei la zona, per dare il segnale che ci siamo e che non siamo disposti ad accettare ancora a lungo questi diktat del governo di Bengasi”. E lo dice un prete, mica un guerrafondaio.
[1] Su Al Jazeera tiene le sue prediche l’Imam Al Qaradawi, il quale sostiene la legittimità del matrimonio con ragazzine avendo cura di copulare con loro non prima che abbiano raggiunto i 13 anni.