E poi arriva lei.
Dopo tante oscene nullità, è un attimo… e in un attimo capisci, in quell’attimo in cui t’assale al cuore la sua prima nota, che il talento è una cosa semplice, è una grazia lieve e pesantissima, un regalo che non sfiorisce e che l’età esalta ed arricchisce.
Con la voce tremante di una ottantaseienne, Ornella Vanoni annienta le altre.
Non sai più se siano state brave o meno, semplicemente non te le ricordi e non ricordi nemmeno come erano vestite, perché nell’era dei troppi lustrini ad imbellettare il vuoto, la vecchia signora indossa un abito nero quasi monacale ed insegna: nulla si aggiunga ad un talento immenso!
Tutto si fa perdonare il talento, anche gli errori tecnici: la Vanoni non canta perfettamente, ma canta come meglio non si potrebbe.
“Un sorriso dentro al pianto”, non è nemmeno una canzone originale, perché – si sappia! – il talento va oltre l’originalità. È il talento della Vanoni che rende meravigliosa e renderà immortale la canzone di un Gabbani comunque meravigliosamente ispirato.
Come un uomo davvero bello lo giudichi a cinquant’anni e non a venti, così la Vanoni.
E con la Vanoni, oltre il talento, lo stile, anche questo quasi indefinibile.
Lo ammiri quando c’è, t’accorgi quando latita, ammutolisci nel definirlo.
Ecco… eccola la sospirata definizione!
Lo stile è l’assassino della banalità, è il nemico giurato della volgarità.
Il talento è il padre di quell’emozione che si ostina a non lasciarti.
Il talento è competenza geniale, è la naturale eleganza con la quale ci si esprime nella propria materia, la semplicità e la bellezza con la quale si canta, si balla, si dipinge, si scrive.
Il talento è così meravigliosamente semplice che incanta con due note, con un pliè, con una pennellata o in due righe brevissime.
E il talento non te lo scordi. E gli altri scompaiono.
Grazie Ornella!