Un parlamento e un governo, composti da omuncoli e donnucole in balia del CTS che, legislativamente, si lascia superare dalla magistratura e dalla sua visione, spesso corrotta, dell’applicazione delle leggi.
Unica eccezione, una donna, la Meloni, sulla quale piove il livore degli omuncoli e donnucole dei partiti della sinistra e pesa l’ignavia di quei partiti che di sinistra non sono.
Un popolo smarrito e in attesa, perché intontito da una vulgata mendace sostenuta dalla maggior parte dei media più accreditati, che si sta svegliando e sta prendendo coscienza ma che non ha un sicuro punto di riferimento.
Sicuro riferimento quale avrebbe dovuto essere la Chiesa, unica istituzione superpartes, la quale, però, ha deciso di non fare ciò che avrebbe dovuto, accettando di recitare, invece, la parte dell’obbediente istituzione pronta ad adeguarsi a tutte le trovate di un governo evidentemente gradito ad una certa gerarchia.
Da Roma alle più piccole parrocchie, troppi vescovi e troppi sacerdoti hanno, di fatto, abbandonato il loro gregge e si sono inginocchiati non davanti a Gesù ma davanti ai DPCM, pochi sono i preti che hanno tenuto aperte le chiese e officiato in barba agli interdetti e alle multe.
La Chiesa non è stata la stella polare capace di indicare la strada agli italiani smarriti e intontiti da una classe politica governativa sempre più simile ad un regime comunista.
Sembra un controsenso ma quando questa pagliacciata di crisi sanitaria, affrontata da pagliacci, sarà finita, chi ci avrà fatto la figura peggiore sarà proprio la Chiesa, resasi complice ignava di chi ha intontito gli italiani con menzogne strumentali a nascondere iniziative fallimentari che hanno procrastinato la crisi sanitaria per oltre un anno; una Chiesa che ha abdicato al suo ruolo di guida e di «mater et magistra», omettendo di sollecitare i fedeli a un maggior senso critico della realtà.
È proprio il caso di tirarlo un’altra volta in ballo il nostro sommo vate, Dante Alighieri, anch’esso sulla via dell’archiviazione tra i reprobi come razzista: «Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia ma bordello».