La CEI (Conferenza Episcopale Italiana), ossia i vescovi, i nostri pastori, coloro i quali dovrebbero guidarci assicurandoci non solo la salute spirituale in terra ma anche e soprattutto la salvezza delle nostre anime in cielo, di fronte al DDL Zan, al posto di lanciare scomuniche, anatemi e chiamare a raccolta il popolo di Dio per far quadrato contro chi vuol far trionfare la visione invertita della vita, fanno i pesci in barile, danno per scontato che non si tratti di un’infamia, ma di una legge la quale ha solo bisogno di qualche piccolo aggiustamento e, udite udite, invitano ad un “dialogo senza pregiudiziali”… Ah sì!? – direbbe Don Camillo con viso truce e mani sui fianchi – e quali sarebbero le pregiudiziali?
Ve lo dico io quali sarebbero, quelle della peggiore ignavia e del peggior tradimento nei confronti della verità, ossia il solito mantra satanico per cui dobbiamo guardare più a quel che ci unisce che a quel che ci divide.
Qualche commentatore evidenzia che la Chiesa si dimostra impaurita, io ritengo invece che la Chiesa sia renitente alla sua missione: affermare verità di vita.
È già stato uno spettacolo avvilente vedere come, in tempo di Covid, i vescovi abbiano chiuso i battenti in faccia ai fedeli, per riaprirli a patto che indossino la mascherina (celebrante compreso). Oso dire una parola spropositata: è stata uno sconcio la cerimonia di consacrazione dei sacerdoti avvenuta domenica scorsa in San Pietro, tutti mascherati come banditi o, peggio, come pavidi.
In questo periodo di emergenza sanitaria dai contorni alquanto dubbi, nessun vescovo ha osato dire che in chiesa non ci si contagia per due ragioni principali: 1) è un luogo sacro protetto dalla miglior medicina che si conosca, ossia l’Amor Dei; 2) è il luogo per eccellenza dove è più facile applicare i protocolli sanitari (sanificazione e distanza).
In questo periodo, in cui i DPCM hanno fatto strame delle nostre libertà costituzionali, nessun vescovo ha osato dire che “la chiesa è mia e la gestisco io”, tutti hanno lasciato che le chiese venissero chiuse come se fossero dei pubblici esercizi e, una volta concessa la riapertura, hanno accettato, senza gridare allo scandalo, all’impostura e alla tirannia, che poliziotti zelanti interrompessero il sacro officio.
Hanno imposto l’uso delle mascherine ai fedeli durante la messa e, con la scusa del contagio, hanno dato l’ultima botta alla comunione dalla mano del sacerdote alla bocca del fedele.
E adesso, di fronte a una legge che più di tutte contribuisce a creare confusione intorno all’identità sessuale, alla famiglia e ai figli, i vescovi nicchiano, “bizantineggiano”, invitano ad un dialogo senza pregiudiziali. No, parliamo chiaro: tradiscono Gesù peggio di Giuda.