Cos’è una Fatwa: la Fatwa è un responso giuridico (mutatis mutandis, equivalente ai «responsa» del diritto romano). Originariamente emessa da un’autorità religiosa (Fqih= giurisperito islamico) all’indirizzo di un’altra civile (Qadi= giudice governativo) che gliel’ha sollecitata, per sancire se una determinata fattispecie giuridica sia o meno in linea con la Shari’a.
La Fatwa ha valore cogente solo se Qadi e Fqih appartengono alla stessa scuola giuridica islamica altrimenti assume valore di un parere qualificato.
Le Fatwa di cui si ha contezza adesso sono per lo più quelle emesse dagli ‘Alim (plurale di ‘Ulema) appartenenti a istituzioni religiose (vedi la moschea/università El Azhar), oppure quelle di condanna emesse, anzi latrate dai minareti, da imam «integralisti» nei confronti di persone, spesso messe a morte nei modi più disparati, istituzioni e persino opere d’arte.
In generale, le Fatwa possono riguardare ogni aspetto della vita individuale del credente e costituiscono lo strumento operativo del diritto islamico interpretato dalle scuole giuridiche più retrive, ove imperversano intolleranti quanto improvvisati «dotti»; tali Fatwa sono recepite con irritazione dalla maggioranza della popolazione musulmana ma trovano disciplinata applicazione in seno all’islamismo militante.
La Fatwa più nota è quella che l’ayatollah Khomeini, malato e ormai vicino alla morte, emise anni or sono contro Salman Rushdie, ritenuto colpevole di aver insultato Mohammad nel suo libro “Versetti satanici”:
“Informo tutti i buoni musulmani del mondo che l’autore dei Versi satanici, un testo scritto e pubblicato contro la religione islamica, contro il profeta dell’Islam e contro il Corano, insieme a tutti gli editori e coloro che hanno partecipato con consapevolezza alla sua pubblicazione, sono condannati a morte. Chiedo a tutti i coraggiosi musulmani, ovunque si trovino, di ucciderli immediatamente, cosicché nessuno osi mai più insultare la sacra fede dei musulmani. Chiunque sarà ucciso per questa causa sarà un martire per il volere di Allah”.
Ebbene, appare evidente che la Fatwa di condanna emessa dall’UCOII contro i matrimoni combinati è solo «aria fritta» o meglio: fumo negli occhi, strumentale ad applicare la dissimulazione, ossia la Takiya.
Le ragioni per cui quella Fatwa è farlocca, ma soprattutto imbrogliona sono semplici:
- chi l’ha emessa non ha la formale competenza, perché la fattispecie giuridica alla quale si rivolge quella Fatwa è recepita dalla giurisprudenza italiana alla quale sola compete; per cui viene da chiedersi, per quale ragione si è voluta una tale sovrapposizione? Evidentemente per ricordare alle comunità islamiche incistate da noi che hanno una legge paritetica al diritto vigente in Italia e dei giurisperiti titolati per esprimerla;
- l’oggetto di quella Fatwa è con tutta evidenza un «falsoscopo» perché emette una condanna (scontata) contro l’imposizione del matrimonio, ma glissa su un aspetto fondamentale: la liceità di sopprimere chi abiura (in questo caso, la povera Saman, pur non avendo abiurato formalmente, aveva abiurato sostanzialmente con comportamenti contrari alla Shari’a; per cui, in ossequio alla Shari’a stessa, era meritevole di pena capitale).
Sono questi aspetti che i nostri decisori politici dovrebbero valutare prima di sparare cazzate grosse come case riguardo all’Islam, che a loro dire sarebbe «una nobile religione che professa la pace» (Orlando dixit qualche anno fa).
Personalmente, l’unico Islam del quale mi fido è l’Islam di Scuola Giuridica Malekita e di ispirazione sufi, professato nei paesi del Maghreb, che è il più distante geograficamente dal fulcro di irradiazione della religione islamica (dove è andato affermandosi il wahhabismo) e che ha avuto uno sviluppo storico indipendente, generando un gentlemen agreement (non realizzabile in seno a una civiltà islamica in cui vige la Shari’a) che permette la pacifica convivenza tra le cosiddette tre religioni monoteiste.
Sappiano i nostri decisori politici che con il loro pressapochismo stanno scherzando con il fuoco, perché la maggior parte delle comunità islamiche incistate da noi ha come referente la potente consorteria della Fratellanza Musulmana che si industria per far passare sotto traccia le consuetudini islamiche e consolidarle in seno alle comunità musulmane, creare un partito Islamista che loro truffaldinamente assimilano alla nostra vecchia DC e inserirlo nel panorama politico italiano, dopodiché tutto andrà in discesa verso il loro obiettivo: l’applicazione della Shari’a.