Sono cattolico, pertanto sono anche fascista, razzista, xenofobo, omofobo e persino sovranista. Un vero delinquente.
Un serio problema di sopravvivenza attanaglia l’Italia: la visione del mondo. Una visione generalmente dicotomica secondo la peggior eresia manichea, portata avanti soprattutto da chi, dal ’45 in poi, mena il torrone politico, giuridico, morale e sociale: la sinistra, la quale esprime una visione che le è connaturata, la visione «sinistra» ossia «avversa».
Più di qualsiasi altra corrente di pensiero, quella che identifichiamo come la «sinistra» dell’emiciclo parlamentare ha una visione idealista del mondo, ossia, è innamorata dell’idea che ha del mondo e di come ci si deve vivere e non gliene frega niente di quella che invece è la realtà del mondo e vuole, con una prassi staliniana adattata alla sensibilità dei tempi attuali, imporre la sua visione all’orbe pretendendo di adattare la realtà all’idea, la sua idea. Proprio come pretendono di fare gli islamisti: imporre al mondo la loro idea di Dio e della legge morale, giuridica, sociale e politica che a cascata ne deriva.
A differenza degli islamisti, che non hanno remore ad eliminare chi non pensa Dio come loro, i sinistri non eliminano materialmente le persone che pensano differentemente, solo perché troppo politicamente scorretto ucciderle e molto più conveniente bandirle bollandole con le più infamanti accuse: brutti, sporchi, cattivi, razzisti, xenofobi, insomma potenziali assassini.
Sì, la prassi staliniana e quella islamista, edulcorate, stanno alla base del pensiero di sinistra. In fondo, è proprio la prassi riassunta dal Marchese Del Grillo: «io so’ io (perché ho ragione a prescindere) e voi nun siete un cazzo (perché siete nell’errore e nell’orrore, a prescindere)».
Forse una veloce scorsa alla genesi della sinistra italiana potrebbe schiarire le idee:
- nel 1943 ha mobilitato i peggiori sgherri e li ha affiancati a una resistenza che, più o meno legittimamente, voleva liberare l’Italia dal cosiddetto «nazi-fascismo», marchiando quella resistenza con le peggiori nefandezze di stampo staliniano per un motivo molto semplice: più che liberare l’Italia, la sinistra, impersonificata dal PCI, voleva farne un paese nell’orbita dell’Unione Sovietica ove l’idea, l’idea comunista, estromettesse tutte le altre idee;
- le nefandezze di quegli sgherri che hanno dato libero e feroce sfogo al loro livore idealista, si sono protratte fino al ‘46 inoltrato, sempre trovando la copertura del PCI e il rifugio nel paradiso che il PCI indicava al popolo italiano appena liberato: i paesi della rossa primavera;
- tali nefandezze trovano la spiegazione proprio in quella visione manichea di cui sopra. Il periodo era topico, o si dava fondo alle forze, ricorrendo anche alle peggiori nefandezze per far prevalere l’idea «sinistra», oppure si rischiava di perdere l’occasione… proprio come stanno facendo i jihadisti;
- l’occasione fu persa perché, in barba a una propaganda martellante e menzognera sostenuta dai rubli di Mosca e a una violenta prassi intimidatoria da parte dei gruppi armati partigiani, che si è protratta fino a tutto il ’46, il popolo italiano, malgrado fosse ancora intontito dai disastri della guerra, ha comunque respinto l’idea «sinistra» veicolata dal PCI, il partito di sinistra per antonomasia e ha preferito la DC (identificata come la diga anti-comunista);
- la sconfitta elettorale ha imposto all’emissario di Mosca, il PCI, di rivedere la propria strategia spogliandola della prepotente veemenza di chi si sentiva ancora in armi e rivestendola di una animosità adeguata al nuovo corso politico e sociale che si sarebbe svolto a suon di comizi, lotte sociali e tiritere parlamentari. Ed ecco in piazza e in fabbrica la nuova sinistra, il PCI-CGIL e figli deformi di genitori tarati (gruppi extraparlamentari feroci come orchetti);
- cambiano i tempi ma la sostanza è la stessa: i «migliori», quelli investiti della divina missione di migliorare il mondo sono loro, tutti gli altri sono nullità, oppure sono «fascisti», «neri corvi della reazione», «affamatori del popolo». Non più, quindi, la violenza delle armi, ma la veemenza, spesso calunniosa, delle parole, quella veemenza che ha dato vita al concetto di «Lotta continua» e, su, su, fino ai deliri delle Brigate Rosse;
- ma veemenza e violenza non hanno dato frutti, anche perché quella «meravigliosa idea» della rossa primavera si era rivelata essere un’idea cazzara, oltre che disastrosa. Ed ecco che un alto dirigente del partito, il Gorbaciov de noantri, Enrico Berlinguer, vista la malaparata, diede l’avvio a un nuovo corso politico (del quale mi chiedo ancora quanto fosse concordato con Mosca), l’inizio di una trasformazione. In realtà un maquillage per adeguarsi ai tempi, ossia alla moda lanciata dal berkeleyiano «peace and love» del ‘68, e da un Partito Radicale che stava dando la stura ad altri (pretesi) «diritti», come il divorzio, l’aborto, la liberalizzazione della droga, etc. che non riguardavano solo gli operai;
- poi, con il crollo del Muro di Berlino (1989) e la fine dell’Unione Sovietica (1991), la trasformazione del PCI in PDS e, di trasformazione in trasformazione, sino al PD sulla falsa riga dei democratici americani. Eh sì perché nel frattempo erano stati epurati Lenin, Stalin, Beria, Trotzski, Krushev, Breznev e persino il più simpatico e aperto Gorbaciov, a favore degli americani Kennedy, Clinton e Obama. Tuttavia, il nocciolo duro del pensiero, i pilastri dell’essere di sinistra sono rimasti: smisurata presunzione, disprezzo per l’onestà intellettuale, propensione alla menzogna, il tutto in ottemperanza al machiavellico «il fine giustifica i mezzi».
Paladino di diritti farlocchi e campione di istanze tradite (sì perché, nel frattempo il lavoro e la condizione dei lavoratori, cavalli di battaglia del vecchio PCI – naturalmente in chiave ideologica, dunque strumentale – sono finiti nel dimenticatoio, in quanto non graditi al sistema di potere sovranazionale al servizio del quale ora i compagni si sono posti) il PD ha il monopolio del pensiero di sinistra, sfoggiando un repertorio che dal collaudato antifascismo arriva ad abbracciare tutte le idée e pretese espresse dal mondo occidentale in via di decomposizione.
Il problema per la sinistra è sempre lo stesso: una visione del mondo distaccata, pericolosamente distaccata, dal reale. Anzi spesso in antitesi con la realtà del mondo in cui siamo stati chiamati a vivere e nel quale loro si sentono gli illuminati depositari della conoscenza del giusto vivere.
Berlusconi aveva ragione a dire che il comunismo è ancora vivo e altrettanto pericoloso d’antan.
Definire viva una ideologia mortifera può sembrare un controsenso, però sì, è ancora vivo. Ha solo cambiato vestito e si è stiracchiato le rughe, ma ci vuole poco a scoprire la sua natura: «uccidere un fascista non è reato», proprio come per i jihadisti non è reato uccidere chi non è identificato per essere un buon musulmano.
Prima, il comunismo, impersonificava lo slancio del popolo verso un futuro raggiante definito la «rossa primavera» (in sostanza una follia che non ha prodotto altro che ingiustizia, povertà e morte). Poi, senza nemmeno un filo di vergogna verso il popolo operaio buggerato, ha dichiarato che la rossa primavera non era più rossa e che tutto sommato gli operai non avevano tutte quelle ragioni per avanzare istanze di emancipazione sociale e che il mercato (quello del peggior capitalismo) non era poi tanto male e che bisognava confrontarsi (in posizione di deferenza) con lui.
Ed ecco il satanico colpo di genio: non più bandiera rossa ma bandiera arcobaleno, non più le teorie marxiste-leniniste ma le teorie gender, non più le masse lavoratrici ma il popolo LGBT, non più il becero capitalista (diventato alleato) ma, ancora, il solito, immarcescibile fascista che adesso è diventato pure razzista, xenofobo, omofobo e, udite udite: sovranista.
Sì, poscia i miei peccati, sono cattolico convinto, provo un forte sentimento patriottico, non vedo una famiglia diversa dall’unione tra uomo e donna, aborro l’utero in affitto, guardo all’immigrazione clandestina per quel che è: una pericolosa iattura. Per cui sono un pericoloso criminale da internare in uno di quei gulag che verranno creati appena sarà approvata la legge Zan.