Se solo si trattasse dell’ego ipertrofico e della sconcertante sopravvalutazione delle proprie capacità, Alessandro Cecchi Paone altro non sarebbe che uno fra i tanti nello stanco, affollato e tristo circo del giornalismo nazionale.
Il nostro, però, non è una velina qualsiasi né un Parenzo qualunque, ma la Wanda Osiris del giornalettismo contemporaneo, la reginetta del pennivendolismo d’oggi, il protagonista smanioso che entra in scena non scendendo scale, ma montando stalloni.
Megafono del regime, esattamente come tutti i suoi colleghi, non si accontenta di servire, assiduo e reverente, il “politicamente corretto”, lui lo interpreta nella sua forma estrema, lo incarna, lo indossa, lo rappresenta con veemenza da pasionario perché Paone, levriero dei potenti, è autentico!
Non s’atteggia, non recita, non finge… lui è l’ombra di Draghi e quella di Mattarella o di chiunque altro purché dotato degli attributi virilissimi del potere cui non sa resistere.
Amante di fanciulle fascinose, poi sposo, il Cecchi è approdato ad altri lidi già maturo e oggi, ancor dominante e forse attivo, dichiara amore appassionato per i ragazzi giovani ai quali, parole sue, fa da mentore, da guru, da maestro, da consigliere.
Il ddl Zan gli ispira concetti raffinatissimi: chi dovesse proferire frasi che intristiscano un omosessuale, merita la galera (non è dato sapere se a vita!).
Non pago del ruolo di aspirante legislatore e, nel privato, di volenteroso (e, temo, interessato!) precettore di ragazzi, il timidissimo Paone ama ammaestrare le folle, salire in cattedra, calcare i palchi, sfilare in televisione, redarguire pubblicamente i recalcitranti, insultare i critici, ingiuriare gli oppositori.
Nell’attuale fase intrapandemica svolge il ruolo di portaborse, portavoce e portabandiera dei virol-divi televisivi, nel ruolo che si è ritagliato quale scienziato senza portafogli (“noi scienziati”, si lasciò sfuggire tempo fa!) per aver condotto una trasmissioncella di divulgazione scientifica, triturata ed omogenizzata, dedicata ad adulti non acculturati.
Cecchi è tutto e il suo contrario: schifa la Dottrina, ma interpreta il Vangelo; vince il Telegatto e irride il Nobel per la medicina; è laureato in Scienze Politiche, ma recita la parte del medico di regime.
Un auto-proclamatosi scienziato in versione Khomeinista, per cui l’unica scienza è quella alla Burioni.
Più Lilli Gruber che Myrta Merlino, piglio da “scansatevi che passo”, occhio inceneritore e lingua muscolosa, all’attivo innumerevoli e ben retribuite ospitate settimanali per dire e ribadire che Draghi è Dio, Bassetti il suo profeta e Speranza siederà alla destra del Padre!
Il Cecchi cavalca meglio di tutti, dallo stallone al covidismo estremista; annusa l’aria come un cane da tartufo e, dietro lo scudo efficacissimo dell’omosessualità sbandierata, sa di essere in una botte di ferro.
Oculato, lo batte finché è caldo.
Noi il ferro lo tocchiamo perché la sorte gli conceda lunghissima vita, ma ritirata!