Dai canti dei balconi alle proteste, i primi due anni di pandemia globale hanno evidenziato cambi di rotta ideologici che non hanno precedenti. In particolare la sinistra progressista, che si è sempre fatta detentrice di certi valori politici e morali, ha cominciato a rinnegarli uno per uno, accelerando un percorso già iniziato con la seconda repubblica e con quella che molti definiscono “la morte delle ideologie”.
Non solo a livello politico, ma anche a quello popolare, assistiamo a prese di posizione che fino a poco tempo fa erano considerate appannaggio della destra conservatrice.
Ma andiamo per ordine.
A gennaio 2020 arriva il virus e colpisce in modo particolare l’Italia. L’omertà della Repubblica Popolare Cinese e l’arroganza tipica dei regimi socialisti danno il via. La mancata chiusura delle frontiere, o anche il mancato controllo serrato, contribuisce in maniera decisiva alla diffusione e i tagli alla sanità voluti dai vari governi per far quadrare i bilanci (e far contenta l’Unione Europea) presentano il conto.
Virologi di fama nazionale, politici e giornalisti, dopo aver sminuito il problema adducendo alla solita scusa per diffondere razzismo (in questo caso contro i cinesi), di colpo diventano catastrofisti e sostenitori di ogni restrizione. Nessuna pubblica scusa per aver contribuito mediaticamente a sottovalutare un problema grave, tra aperitivi, abbracci ai cinesi, libri al posto di mascherine e turpiloquio, si rincara invece la dose contro chi ha già qualche perplessità.
Un tempo la sinistra era in prima linea a criticare linee troppo dure, anche se esse facevano davvero il bene della Nazione in momenti di emergenza, oggi invece notiamo un totale asservimento.
Ma facciamo finta che tutto quanto appena detto sia dovuto al fatto che il virus era sconosciuto, quindi abboniamo questa colpa e proseguiamo.
Dopo il cosiddetto “lockdown” che ha portato al fallimento di molte imprese e alla guerra tra vicini di casa, l’Italia ne è uscita ammaccata. E qui assistiamo alla seconda, grande vergogna.
Mentre gli esercenti di varie attività, che hanno sempre rispettato le regole ministeriali e messo in sicurezza i locali, protestavano per poter lavorare, si è levato il coro indignato degli “obbedienti”.
Auguri di fallimento, invito al boicottaggio, segnalazione alle autorità, accuse di evasione fiscale … Se una volta la sinistra esterofila vedeva nell’italiano un pelandrone sfaticato, ora rigira la frittata puntando il dito su chi vuol lavorare! Un tempo avremmo assistito alle barricate con le bandiere rosse, oggi vediamo le bandiere blustellate dalla parte della repressione sociale.
Nel frattempo, i colossi del commercio in rete, un tempo combattuti dalla sinistra, aumentano i fatturati, i loro dirigenti vengono idolatrati come divinità del futuro, mentre le serrande del quartiere chiudono. “Tanto sono evasori che non sanno stare al passo coi tempi”, dicono i radical chic figli di papà con la bandiera europea in cameretta.
Continuano le multe anche ridicole (per una mascherina abbassata ad esempio) ma salate, con tanto di articolo sul giornale e commenti indignati di chi vorrebbe l’ergastolo. Gli stessi che sminuiscono i reati veri contro il patrimonio e la persona, dai graffiti sui monumenti allo spaccio di droga.
Così come i controlli con droni e spiegamento delle divise, fino a pochi ritenuti come un misto tra ventennio fascista e distopia orwelliana, ora sono considerati necessari; se la criminalità vera deve essere combattuta non con la forza ma con la cultura, perdonando e capendo le ragioni che spingono i delinquenti a diventare tali, i 5 minuti di ritardo per il rientro a casa o i due metri in più dal domicilio rispetto al massimo consentito non possono essere tollerati.
È quindi chiaro che il mancato rispetto delle regole governative, perlopiù assurde, diventa un reato più ideologico che di danno. E questo ci aiuta a capire la polarizzazione che verrà dopo.
Intanto scienziati, giornalisti e politici, che inizialmente sminuivano il virus, cominciano a diffondere paura e incertezze per il futuro, mentre arriva una delle più grandi controversie: chiusi i confini regionali ma aperti quelli nazionali! Un paradosso che ancora stiamo cercando di capire, dal momento che la seconda ondata è stata importata principalmente dall’estero, ma ci si è ben guardati dal proteggere i confini e dall’incentivare il turismo interno almeno per un’estate, così come non si è fatto nulla per fermare i flussi migratori. Questo ha portato appunto a chiudere le regioni, lasciando però aperto il Paese.
Arrivano finalmente i vaccini, ma già all’inizio c’è qualche dubbio. Il mondialismo dilagante ha favorito il monopolio di poche aziende produttrici, qualificando quello russo come inaffidabile. Pochi decenni fa ci sarebbe stata la corsa tra nazioni a produrre il proprio, oggi questo è impensabile e i risultati li conosciamo.
Nessun governo, tranne forse quello di Trump, ha, inoltre, avanzato l’ipotesi di pretendere il risarcimento dalla Repubblica Popolare Cinese, né di indire sanzioni. Se il responsabile fosse stato, ad esempio, la Russia o qualche altro Paese nella lista nera dell’alleanza atlantica, di certo avremmo visto reazioni più aggressive.
Tornando ai vaccini, dopo l’iniziale campagna per i soggetti a rischio è stata aperta la somministrazione a tutti, prima su base volontaria e poi su un obbligo di fatto. Ed è qui che la polarizzazione ha raggiunto il suo apice: se i cosiddetti “novax” erano una categoria limitata, inserita nella famiglia dei complottisti innocui, oggi questa definizione è estesa a chiunque formuli riserve sulla gestione pandemica, compreso chi ha tutti i vaccini. L’introduzione del controverso Green Pass, che allo stato attuale non serve se non marginalmente a contenere i contagi, ha creato un tale odio sociale tra gli italiani che è difficile colmare. Chi ha paura di possibili reazioni avverse è equiparato a chi è convinto che il vaccino contenga uova aliene. Quando muore una persona non vaccinata molti gioiscono, salvo poi abbandonarsi in piagnistei se un ladro cade da un cornicione mentre tenta di sfondare una finestra. Si propone di fare pagare le cure ai non vaccinati, ma non ai tossicodipendenti. Si difende la schedatura vaccinale ma ci si stracciava le vesti se i clandestini subivano il controllo sanitario e venivano identificati tramite la famosa legge Bossi-Fini.
Il “vaccinismo” è quindi uscito dalla sua connotazione prettamente medico-scientifica, contesto che prevede un continuo porsi delle domande, per entrare nello “scientismo”, diventando un dogma indiscutibile. I DPCM, anche quelli in contrasto tra loro, sono raccolti come la nuova Bibbia, metterli in discussione significa sentirsi chiedere “Ma tu cosa avresti fatto?”, vuol dire ricevere il patentino di “novax” ed essere bersaglio dell’odio. Anche solo non essere aggiornati in tempo reale merita il biasimo pubblico.
E non è un caso che la maggior parte degli adepti di questa sorta di religione conte-draghiana siano gli stessi che vedono il mondo diviso tra ciò che essi considerano intoccabile e fascismo. Bastava una parola fuori posto, una domanda nel momento sbagliato, un timido scostamento dalla via tracciata dal progressismo per essere additati come fascisti, razzisti, omofobi, odiatori. Oggi vale lo stesso e si viene bollati come “novax”.
Non è nemmeno più un reato di opinione, ma reato di fare troppe domande, di chiedere semplicemente “perché?”
“Perché devo tenere una mascherina alzata la notte in un piazzale dove non c’è nessuno?” “Taci, novax!”.
Esiste un piano? Forse sì, forse no. Non vogliamo nemmeno sopravvalutare certi politici. Ma le conseguenze di questa gestione le stiamo vedendo, come l’antifascismo ha frantumato l’unità della nazione e il tessuto sociale, lo scientismo sta dando il colpo di grazia.