Vigilanti cura

Articolo di Manuel Berardinucci tratto dal sito Il Maccabeo che ringraziamo per la pubblicazione.

Vigilanti Cura 

“Nel seguire con occhio vigile, come richiede il nostro pastorale ufficio, l’opera benefica dei nostri confratelli nell’episcopato e di tutto il popolo fedele, ci è stato sommamente gradito l’intendere i frutti che ha già raccolti e i progressi che va tuttora facendo quella provvida impresa da oltre un biennio iniziata, quasi una santa crociata, contro gli abusi degli spettacoli cinematografici, affidata in modo particolare alla “Legione della decenza”.

Questo ottimo esperimento ci porge ora la desiderata opportunità di manifestare, con maggiore ampiezza, il nostro pensiero sopra un argomento che riguarda da vicino la vita morale e religiosa di tutto il popolo cristiano.

Anzitutto esprimiamo la nostra riconoscenza alla gerarchia degli Stati Uniti e ai fedeli suoi cooperatori per le importanti opere già compiute dalla “Legione della decenza” sotto la sua direzione e guida.

Ed è la riconoscenza nostra tanto più viva, quanto più profonda era l’angoscia che sentivamo al riscontrare ogni giorno i tristi progressi – magni passus extra viam -dell’arte e dell’industria cinematografica nella rappresentazione del peccato e del vizio.

Così inizia l’enciclica che Pio XI promulgò nel 1936, col titolo di “Vigilanti cura”, dedicata all’industria cinematografica ed in generale al mondo dell’intrattenimento massmediatico, fornendo criteri di giudizio utili tanto ai produttori quanto ai fruitori e ancor più a coloro i quali rivestono, per l’appunto, ruoli di vigilanza nei confronti del popolo di Dio.

Ma cos’era questa “Legione della decenza” esaltata dal Sommo Pontefice? 

Nel ‘900 le idee erronee, le eresie e le blasfemie, le provocazioni disdicevoli, gli incitamenti al libertinaggio e alla lussuria, non erano più limitati ai libri, ai giornali, alle stampe e ai salotti intellettuali.

La censura e l’Indice dei libri proibiti non erano dunque più sufficienti per tenere il popolo cattolico al riparo dalle insidie dei cattivi maestri, giacché i mezzi di diffusione del male erano moltiplicati grazie ai meravigliosi progressi della tecnologia.

Certamente non mancavano i richiami della Santa Sede alla purezza dei costumi e alla preservazione della morale, ma contro l’imponente macchina da guerra dei nuovi media, spesso spalleggiati dal colpevole liberalismo delle istituzioni della maggior parte dei Paesi, occorreva qualcosa in più.

E proprio dagli Stati Uniti d’America, il clero cattolico fornì al mondo un esempio di resistenza intelligente alla decadenza liberale, tanto da essere assurto a modello paradigmatico dal Papa stesso. Un tale sistema avrebbe necessitato di esser diffuso nel resto del mondo e soprattutto intensificato col passare dei decenni.

Ma la storia della Chiesa di lì a poco avrebbe percorso ben altri sentieri che portarono tragicamente ad allentare, anziché intensificare, la vigilanza.  

La Legione della Decenza

La Legione Cattolica della Decenza fu costituita nel 1934 sotto gli auspici dell’arcivescovo di Cincinnati, mons. John T. McNicholas, domenicano.

Ai membri venne chiesto di firmare un documento in cui si impegnavano a “stare lontani da tutti i film tranne quelli che non offendono la decenza e la morale cristiana”. Durante i primi anni, la Legione stabilì un sistema di classificazione che valutava i film in base al loro contenuto morale

I film furono classificati su una scala da “A” a “C”, dove “A” corrispondeva a moralmente ammissibile e “C” a moralmente inaccettabile o “condannato”.  

I film condannati

Uno dei primi film stranieri condannati fu il dramma erotico romantico cecoslovacco del 1933 “Ecstasy”-  ma diffuso negli USA nel 1934- che presentava una diciottenne Hedy Lamarr nuda in diverse scene, nonché una relazione illecita ed un suicidio.

La pressione dei cattolici americani, che all’epoca erano circa 20 milioni, unitamente a quella di altre sette protestanti più conservatrici che in un primo momento appoggiarono la Legione della decenza, fece in modo che il turpe film venisse bandito dalla censura dello stato della Pennsylvania.

Una piaga particolarmente insidiosa per il cinema sin degli anni ‘30 fu quella dei film “d’exploitation” o “di sfruttamento” (che poi conobbero il proprio apogeo nei decenni successivi sino agli ‘80). Questi film spesso trattano tematiche sociali controverse, luride e biasimevoli, legate ai più bassi istinti umani o al consumo di droga, con l’apparente volontà di suscitare riflessioni sociali ma col reale proposito di solleticare le passioni disordinate dello spettatore e ottenere così ingenti ricavi.

Sono definiti “di sfruttamento” proprio perché sfruttano certe tematiche al fine di soddisfare l’avidità di chi li produce. La Legione della Decenza non mancò di ergersi contro tale fenomeno.

Uno di questi film condannati dalla Legione fu “The Pace That Kills del 1935, un prodotto incentrato sulla dipendenza da cocaina, sulla prostituzione e l’omicidio.

Altri film condannati dalla Legione furono “Design for Living” (triangolo amoroso), “Uomini in bianco” ( relazione extraconiugale e aborto) e “L’Imperatrice scarlatta” (un film con Marlene Dietrich sulla vita di Caterina II di Russia). 

Il successo della Legione

Il successo della Legione era legato alla capillare diffusione delle parrocchie cattoliche in cui i presbiteri dai pulpiti mettevano i fedeli in guardia dalle insidie dell’industria cinematografica e li invitavano a sottoscrivere l’impegno a boicottare tale o talaltro film. “Anche se la Legione”- scrisse lo storico del cinema Bernard F. Dick- non è mai stata ufficialmente un organo della Chiesa Cattolica, e le sue classificazioni cinematografiche non erano vincolanti, molti cattolici erano comunque influenzati dalle classificazioni della Legione” .

Una delle conseguenze di tale pressione sociale che i cattolici seppero esercitare, fu l’intensificarsi della censura statale che tentò dunque di prevenire la Legione della Decenza per evitare di far tracollare i film una volta usciti nelle sale.

Alle volte gli stessi studios di Hollywood sceglievano di lavorare in stretto contatto con la Legione per evitare una classificazione “C” che avrebbe inevitabilmente precluso una consistente fetta di mercato al prodotto finale.

La Metro-Goldwyn-Mayer ad esempio apportò revisioni allo Strange Cargo del 1940 e la Legione cambiò la sua valutazione in “ineccepibile per gli adulti”. La Columbia Pictures rimosse quindici righe di dialogo da This Thing Called Love e la Legione lo promosse parzialmente con una “B” che corrispondeva a “in parte moralmente discutibile”.

Nel 1957, papa Pio XII, sulla scia del predecessore Pio XI, pubblicò l’enciclica Miranda Prorsus (“Le notevoli invenzioni”). Le parole di Papa Pacelli, tanto inequivocabili ed adamantine meritano di essere riportate: 

 “E vero che all’arte -come abbiamo ricordato in occasione del V centenario della morte dell’Angelico- per esser tale, non è richiesta una esplicita missione etica o religiosa”. Ma “se il linguaggio artistico si adeguasse, con le sue parole e cadenze, a spiriti falsi, vuoti e torbidi, cioè non conformi al disegno del Creatore, se, anziché elevare la mente e il cuore a nobili sentimenti, eccitasse le più volgari passioni, troverebbe spesso eco e accoglienza, anche solo in virtù della novità, che non è sempre un valore, e della esigua parte di reale che ogni linguaggio contiene; ma una tale arte degraderebbe se stessa, rinnegando il primordiale ed essenziale suo aspetto, né sarebbe universale -perenne, come lo spirito umano, a cui si rivolge.” 

In seguito la Legione riassettò il proprio processo di valutazione,  aumentando i membri del suo comitato, ammettendo diverse personalità esperte nel cinema e nelle arti della comunicazione e aggiungendo due nuove categorie di classificazione: A-III, solo per adulti, e A-IV, per adulti con riserva. 

Il declino e il nostro dovere

Il professor James Skinner notò che tra la fine degli anni ’50 e l’inizio della metà degli anni ’60, la Legione stava cominciando a perdere la sua influenza sia all’interno di Hollywood che tra le fila della Chiesa cattolica.

Lo spirito del mondo cominciava a penetrare da certune famigerate finestre spalancate, nella gerarchia ecclesiale e nel 1965, nello stesso anno in cui fu ignominiosamente soppresso l’Index, la Legione fu ristrutturata come National Catholic Office for Motion Pictures (NCOMP). La vigilanza cessò, l’ovile fu disperso e i pastori disertarono.

Non per la diserzione dei modernisti però, deve venir meno la nostra personale vigilanza. Ognuno di noi ha il dovere morale di preservare anzitutto sé medesimo da tutto quanto è immorale, immondo e pernicioso, seguendo i consigli che i rari buoni pastori che ancora la Provvidenza elargisce possono dare e  i criteri forniti dal Magistero perenne di Santa Romana Chiesa.

Ma la nostra vigilanza non si limiti ad un privato esercizio di virtù, ma si estenda a tutti coloro i quali sono affidati alla nostra guida come figli, studenti, fedeli, militanti, lettori o ascoltatori. 

“La ricreazione, infatti, nelle sue molteplici forme, è divenuta ormai una necessità per la gente che si affatica nelle occupazioni della vita; ma essa dev’essere degna dell’uomo ragionevole, e perciò sana e morale; deve sollevarsi al grado di un fattore positivo di bene e suscitatore di nobili sentimenti. Un popolo che nei suoi momenti di riposo si dedica a divertimenti che offendono il retto senso del decoro, dell’onore, della morale, a ricreazioni che riescono occasione di peccato, specialmente per i giovani, si trova in grave pericolo di perdere la sua grandezza e la stessa potenza nazionale.” (Pio XI, Vigilanti Cura)