Nell’udienza generale di mercoledì 24 marzo 2021, il Santo Padre Francesco è intervenuto sulla figura della Vergine Santa escludendo il suo ruolo di Corredentrice, cioè Cooperatrice nella Redenzione di Cristo.
Il Papa ha posto l’accento su Maria come mamma, come colei che copre ed è vicina all’umanità ferita. Il fedele è tenuto, dunque, trattandosi di magistero ordinario autentico, al religioso ossequio della volontà e dell’intelletto.
Tuttavia, in questa sede pare interessante ricordare la posizione assunta dalla scuola di Lovanio, la quale mette in luce come l’Immacolata possa dirsi «concausa» dell’atto redentivo, o meglio ne prese parte come causa secondaria e «de congruo».
All’obiezione teologica secondo la quale, essendo Cristo l’unico «Mediatore», Egli ha operato una Redenzione sovrabbondante restandone l’unica e assoluta causa, si può replicare sostenendo che la cooperazione di Maria non costituisce un completamento, poiché in questo caso la salvezza donata gratuitamente e liberamente da Dio attraverso il Figlio mancherebbe di qualcosa, ma una «accettazione» della bontà infinita del Signore.
In altri termini, il Verbo ha voluto aggiungere Maria quale causa dipendente e «de congruo» alla soddisfazione e al merito «de condigno» già equivalenti e sovrabbondanti del Figlio.
Scrive il venerabile Papa Pio XII (1939-1958) nella Lettera Enciclica «Ad Caeli Reginam» dell’11 ottobre 1954: «nel compimento della Redenzione, la Vergine Santissima è stata strettamente associata a Cristo». Infatti, prosegue Papa Pacelli, «come Cristo per averci redenti è nostro Signore e nostro Re a un titolo speciale, così anche la Vergine Santa è nostra Regina e sovrana a causa del modo unico in cui ha contribuito alla nostra Redenzione, dando la sua carne a suo Figlio e offrendola volontariamente per noi, desiderando, chiedendo e procurando la nostra salvezza in un modo molto speciale».
Prof. Daniele Trabucco