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Venti di guerra dall’est?

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Intervista al Gen. Marco Bertolini

Praesidiumda settimane il sistema mediatico nazionale ha spostato la sua attenzione dalla “pandemia” da COVID-19 alla crisi Russia/NATO che si sta giocando in Ucraina. A suo parere qual è il vero contenzioso che vede ancora una volta fronteggiarsi russi e americani, in una sorta di riedizione della guerra fredda?

M. B. Tra le motivazioni di questa contrapposizione pericolosissima, la maggior parte degli osservatori individua l’aspirazione dell’Ucraina ad un approdo felice nel mondo occidentale, sia esso rappresentato dall’UE o, meglio, dalla Nato. Personalmente ritengo che però si tratti di una conclusione piuttosto superficiale e concentrata su un aspetto locale e contingente che non tiene conto della continuazione, di fatto, della Guerra Fredda che per quello che vediamo non si è assolutamente conclusa alla fine degli anni ’80, anche se i protagonisti paiono completamente diversi da quelli di allora. Per lo stesso motivo, non credo che si tratti solo di uno scontro commerciale, con gli Usa tesi a sostituirsi quali fornitori di gas all’Europa, grazie al proprio gas di scisto in sostituzione del gas russo che affluisce attraverso potenti gasdotti, prossimi ad essere potenziati con il North Stream 2 che raddoppierebbe quello già in atto nel Baltico ed il Turk Stream attraverso il Mar Nero. Si tratta di considerazioni assolutamente giuste, ma parziali e, in quanto tali, fuorvianti. Il fatto centrale di questo inestinguibile odio, a mio avviso, risiede in considerazioni di carattere esistenziale e strategico, che saranno valide anche quando l’Europa fosse transitata ad un’energia completamente sostenibile, per usare il termine incomprensibile più in uso, o qualora l’Ucraina fosse transitata armi e bagagli nel mondo occidentale o, al contrario, si fosse rassegnata a fabbricare corde per balalaike per il mercato russo. E queste ragioni le individuo essenzialmente in una ragione di carattere geografico: la Russia è europea ed asiatica al tempo stesso e il suo isolamento nella componente orientale dell’enorme continente euroasiatico, dovrebbe impedire una saldatura tra i suoi interessi e quelli dell’Europa. Una saldatura che sembrerebbe pregiudizievole degli interessi complessivi degli Stati Uniti e del mondo anglosassone che fin dai tempi di Napoleone si percepisce come estraneo e alternativo al continente. Ovvio che, in quest’ottica, una dipendenza energetica dell’Europa dal gas russo (che passa anche attraverso l’Ucraina) sia considerata pericolosa per gli interessi d’oltreoceano (e d’oltremanica). Vi è poi una ragione di carattere strategico-militare inerente l’agibilità da parte di Mosca del Mar Nero e di conseguenza del Mediterraneo, con le conseguenze del caso anche in Medio Oriente e in Siria. È infatti in Crimea che è basata la flotta Russa del Mar Nero e un’Ucraina ostile a Mosca, magari in coppia con un altro paese dei Carpazi da tempo in attesa di una confluenza nella Nato, la Georgia, si tradurrebbe in una esclusione “per sempre” della Russia dall’Europa occidentale. In definitiva, quello che è in gioco è una saldatura tra gli interessi e le risorse europee e quelli di un paese che è in grado di controllare la parte settentrionale del continente asiatico, fino alla costa del Pacifico. È, quindi, un tipico caso di scuola, con il classico contrasto tra potenze navali (e insulari) e potenze continentali.

Praesidiumnel confronto fra l’alleanza militare atlantica a guida USA – la NATO – e la Russia, quali sarebbero i doveri e i compiti dell’Italia?

M. B. L’Italia appartiene alla Nato della quale è uno dei paesi fondatori. Questo è un dato di fatto dal quale non si può prescindere. Ma è anche vero che l’Ucraina non è parte della Nato, per cui in caso di conflitto in sua “difesa” in teoria non sussisterebbe alcun obbligo per noi. In ogni caso, è molto improbabile che un qualsiasi nostro governo abbia la forza di sottrarsi ad un impegno a favore degli Usa semplicemente sulla base di quanto scritto su accordi che già, in passato, sono stati aggirati. Come minimo, non c’è dubbio che il nostro paese sarebbe coinvolto per lo meno con le basi aeree.

Praesidiumritiene verosimile lo scoppio della guerra?

M. B. Credo che sarebbe poco prudente escluderlo a priori. Se non altro per scaramanzia preferisco non esprimermi se non per affermare che sarebbe un grosso guaio per noi e per l’Europa stessa alla quale una guerra nel suo cuore, molto peggiore della precedente nei Balcani, non farebbe certamente del bene

Praesidiumnella contrapposizione fra Stati Uniti d’America e Unione Europea da una parte e Russia dall’altra, che peso ha il rifiuto di Putin di adeguarsi ai cosiddetti “valori dell’Occidente democratico”? Quello fra l’alleanza atlantica e la Russia è solo un confronto geo-strategico, oppure è anche uno scontro fra diverse visioni del mondo?

M. B. Credo che sia ingenuo ritenere che paesi come quelli in questione, ma parlo anche di noi stessi, possano mandare a morire i propri giovani semplicemente per questioni di carattere morale o ideologico. Credo che siano preminenti, in questo caso e da parte di tutti, differenti interessi strategici, legati a concrete esigenze di sopravvivenza, come potenze globali o anche semplicemente come paesi indipendenti.

*Il Generale di Corpo d’Armata (Aus.) Marco Bertolini è nato a Parma il 21 giugno 1953. Figlio di Vittorio, reduce della battaglia di El Alamein, dal 1972 al 1976, Marco Bertolini ha frequentato l’Accademia Militare di Modena e la Scuola di Applicazione d’Arma di Torino. Nel 1976, con il grado di Tenente, ha prestato servizio presso il IX Battaglione d’Assalto Paracadutisti Col Moschin del quale, per ben due volte (dal 1991 al 1993 e dal 1997 al 1998), è stato comandante. 

Già comandante, dal 1999 al 2001, del Centro Addestramento Paracadutismo, dal 2002 al 2004 è stato posto al comando della Brigata Paracadutisti Folgore per poi assumere il comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali (COFS) e, successivamente, quello del Comando Operativo di vertice Interforze (COI). Dal luglio del 2016 Marco Bertolini ha cessato il suo servizio attivo nelle Forze Armate. Attualmente è Presidente dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia.