C’è una cosa che Putin ha capito – e la UE, invece, no (per manifesta incapacità dei suoi alti funzionari e rappresentanti) – e che l’America teme: l’ordine mondiale politico, economico e sociale nonché antropologico, affermatosi con la fine della Seconda Guerra Mondiale, consolidatosi con la rivoluzione sessantottina e, a seguire, con la visione dei vari Soros, Gates, Jobs e delle mega-multinazionali, forse è giunto al capolinea.
E penso che l’abbiano capito anche quei paesi che noi europei – traviati da una presunzione che affonda le sue radici nel positivismo – consideriamo del «terzo mondo», «sottosviluppati », «in via di sviluppo», oppure, quando ci sentiamo magnanimi, «emergenti».
Sia chiaro, il sottoscritto non è un «terzomondista» e chi ha avuto modo di leggere altri miei precedenti interventi sa che non sono aprioristicamente critico nei confronti del colonialismo, anzi. Del colonialismo critico, infatti, solo quegli aspetti legati all’approccio positivista e «muflé»[1] (ossia stupidamente arrogante) dei coloni francesi ed inglesi.
Vi sono paesi (già colonie inglesi o francesi) che guardano con sempre maggior interesse a quella parte del mondo indicata dall’acronimo BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), verso la quale faremmo bene a guardare con sempre maggior interesse anche noi italiani considerati dall’UE alla stregua di una cucuzza da spremere. Noi italiani, dai tempi dei barbari guardati con concupiscenza e dai tempi delle «anse» nord europee (e della riforma protestante) considerati con disprezzo in quanto, come la Spagna, troppo condizionati dal cattolicesimo.
Cos’è che sta cambiando e che dovrebbe indurre i nostri inetti e strapagati politici a guardare verso quella parte del mondo che si appresta a coagularsi intorno ai paesi del BRICS?
Sta cambiando la realtà, o meglio sta cambiando il modo di percepirla perché sta venendo meno la visione deformata e deformante impostasi alla fine del secondo conflitto mondiale del secolo scorso.
Adesso, dopo che la nostra visione del mondo è passata da una compartimentazione in 1° mondo (noi), 2° mondo (URSS e paesi satelliti), 3° mondo (ex colonie di Africa e Asia), e da due schieramenti (paesi allineati con il blocco atlantico e non allineati, ossia quei paesi che non stavano né con il 1° mondo, né con il 2°), eccoci giunti allo sparigliamento delle carte e alla reductio ad … due:
- da una parte il mondo del Dollaro e dell’Euro che esprime la propria ricchezza emettendo carta moneta garantita solo dall’autorità di due giganti economici come l’America e l’Europa, che hanno i «piedi d’argilla» e sono come «tigri di cartapesta»[2] perché quella carta moneta è garantita solo da titoli;
- dall’altra il mondo dei BRICS, e dei paesi che si apprestano ad orbitargli intorno, che sostanzialmente detiene il monopolio di quelle materie prime suscettibili di garantire la sopravvivenza e lo sviluppo di Euro e Dollaro.
Quali sono i paesi che i BRICS potrebbero attrarre nella loro orbita? A breve si ritiene che possano essere l’Argentina, il Kazakistan, l’Indonesia, la Tailandia, gli EAU, l’Arabia-Saudita, l’Egitto, la Nigeria, il Senegal. Ma cosa faranno in seguito i numerosi altri paesi di Africa e Asia?
Credo che si stia palesando una diversa ripartizione del mondo e noi faremmo bene a cominciare a prendere in seria considerazione questa eventualità, al fine di non cadere dal pero qualora fossimo costretti a confrontarci con un ordine mondiale molto diverso da quello al quale siamo abituati.
Analizziamo qualche dato:
- i paesi del BRICS rappresentano più del 40% della popolazione mondiale e detengono il 20% del PIL del pianeta;
- le banche della finanza islamica[3] gestiscono due trilioni di dollari con un tasso annuale di crescita di circa il 15% e si stima che a breve giungeranno a ricoprire l’8% della finanza mondiale (dati di qualche anno fa).
E così, mentre noi pendiamo dalle labbra di una disinformazione pacchiana per la quale la Russia sarà presto alla bancarotta e Putin sta molto male (forse soffre di cancro alla tiroide e comunque non ha più di tre mesi di vita … secondo gli auspici dell’Intelligence ucraina), l’altra parte del mondo, quella che per noi italiani al guinzaglio della UE non esiste, ebbene fra un po’ farà sentire il suo peso e noi avremo perso l’occasione di fare quello che più ci è congeniale dai tempi di Roma: promuovere la civiltà sulla base di equi rapporti politici, economici e sociali.
Giunti a questo punto non possiamo fare a meno di riferirci a Enrico Mattei. Cosa avrebbe fatto quell’imprenditore geniale, coraggioso e totalmente indipendente dalle logiche imposte dai «cartelli» della finanza, dell’energia e della politica?
Come all’ora non sarebbe stato al guinzaglio dell’America (dem o neo-con) e nemmeno al gioco di della squallida UE.
Egli, come a suo tempo aveva colto la centralità del nostro paese in seno a un Mediterraneo destinato ad allargarsi, adesso non si sarebbe lasciato scappare questa ghiotta occasione per rapportarsi con i paesi BRICS secondo quel modus operandi così italiano e cattolico tanto inviso al rapace mondo anglosassone.
Non avrebbe perso l’occasione di andare al nocciolo della questione e nell’interesse della nostra nazione non avrebbe avuto remore a stabilire autonomamente intese e accordi con i paesi di quel mondo, attirandoli nell’orbita del Mediterraneo del quale l’Italia è il naturale centro di gravità.
[1] Termine coniato dal Maréchal Lyautéy (Residente del protettorato francese in Marocco), con il quale usava indicare in maniera critica l’approccio arrogante del colono francese nei confronti dell’abitante marocchino; la sua «residentura» è stata apprezzata dai marocchini i quali lo ricordano con stima malgrado il battage ideologico anticolonialista che suona le sue trombe da quasi 70 anni.
[2] Dal «libretto rosso» di Mao-Tze-Dong … anche i peggiori tiranni possono avanzare analisi veritiere.
[3] l’Islam è una religione che ingerisce nella politica interna ed estera di molti dei paesi del terzo mondo