I media italiani continuano a commentare la guerra russo-ucraina con un taglio eminentemente ideologico, dando ampio spazio al sensazionalismo ma glissando su quei fattori che permettono di fare un punto di situazione serio e concreto.
In maniera pragmatica, asettica e stringata cerchiamo di capire a che punto siamo, analizzando i due principali aspetti: quello militare e quello della politica internazionale.
1. Aspetti militari
- Il rifornimento di armi all’Ucraina costituisce un chiaro atto di ostilità nei confronti della Russia ed è il gradino che precede l’entrata in guerra. Per cui riflettiamoci sopra, anche in vista di un futuro in cui con questo paese si dovrannno riallacciare le relazioni.
- L’aggressione russa all’Ucraina non è stata improvvisa, la si è vista maturare e poi arrivare, ed è riconducibile a quello che il Papa ha definito «l’abbaiare della NATO alle porte della Russia», infatti sono almeno 5 anni che istruttori NATO addestrano l’esercito ucraino alla bisogna in barba ad accordi secondo cui a fronte del disfacimento del Patto di Varsavia la NATO si impegnava a non estendersi verso est.
- Da un punto di vista militare, l’azione russa, lungi dal voler essere un blitzkrieg era ed è un’operazione militare mirata a: 1) interrompere l’assimilazione dell’Ucraina in seno a UE e NATO; 2) mantenere l’agibilità del Mar Nero. Obiettivi strategici legittimati da un’azione sottotraccia della NATO, che almeno da cinque anni tramava per creare le condizioni di un’espansione verso est attraverso l’Ucraina.
- La resistenza dell’esercito ucraino (da 5 anni armato e addestrato dalla NATO) non sta a significare che l’esercito russo sia in serie difficoltà e meno ancora che possa essere sconfitto (questa ipotesi balzana è il frutto della mendace propaganda di un occidente a corto di spiegazioni e appiattito sulla guerra pscologica, in gergo militare: Psy-Op), il dato di fatto è che la Russia, in soli tre mesi e contro un esercito agguerrito, ha conquistato tutto il Donbass, lo ha collegato alla Crimea e adesso controlla un’area più grande dell’Italia. Fomentare l’illusione che l’esercito russo possa essere sconfitto da quello ucraino significa allungare la guerra ed incrementare il richio che possa allargarsi verso ovest.
- L’ultimo «riguardo» da rispettare, pena lo scatenamento di una guerra che incenerirebbe buona parte dell’est europeo, è il rigetto della scriteriata richiesta di Zelensky di istituire la «No Flyght Zone» in quanto la presenza di aerei NATO nello spazio aereo ucraino aumenterebbe esponenzialmente il rischio di incidente.
- La maggior parte dei media italiani è interessata molto più al sensazionalismo che ai fatti reali e si occupa soltanto di fare le pulci ai «depassements» dell’esercito russo tralasciando la situazione reale (sia militare che di politica internazionale) diventando così lo strumento di una guerra psicologica la quale, per premessa, ha lo scopo di non far capire quello che sta succedendo: è dall’inizio delle ostilità che secondo i nostri media gli artiglieri e i carristi russi sono strabici e feroci perché, boia d’un cane riuscissero a colpire un obiettivo militare!!… no! solo asili, ospedali, teatri e appartamenti privati. Per deformazione professionale mi vengono spontanee due riflessioni: 1) stante che un proietto da 155 mm costa più di 500 dollari e un missile/razzo HE ne può costare anche 60.000, quale sarebbe l’interesse dell’artiglieria russa a sprecare così tanti soldi per colpire obiettivi non militari? 2) Non sarà che invece sparano botte da 500 dollari e/o da 60.000 contro obiettivi militari artatamente sistemati all’interno di asili, teatri, scuole, nosocomi, supermercati e appartamenti privati? Una porcata simile l’ho vista con i miei occhi a Beirut e in Somalia. Inoltre, last but not least, ben sapendo della presenza di una «press» internazionale non proprio favorevole, per quale ragione i russi insistono platealmente a sparare su obiettivi civili esponendosi sia al pubblico ludibrio, sia all’accusa di crimini di guerra? Dei depassement ci sono sicuramente stati e una «Press» seria dovrebbe trattarli per quel che sono, evitando di usarli strumentalmente per esaltare una parte e mortificare l’altra creando il mito di un Putin satana contro l’angioletto Zelensky perché non serve a chiarire le idee, anzi le confonde soltanto.
2 . Aspetti di politica internazionale
- A fronte di siffatta situazione – in cui la Russia ha la sua responsabilità in quanto paese aggressore, ma dove l’Ucraina e la Nato (e di riflesso anche USA e UE) hanno le loro per il carico di provocazioni occulte e palesi, e per aver fatto orecchie da mercante fingendo di non vedere le nubi che si stavano ammassando all’orizzonte – ci si sarebbe dovuti limitare alle sanzioni, vieppiù inasprite, evitando di istigare uno Zelensky che sembra aver perso il senso della realtà arrivando a richiedere alla UE e alla NATO di instaurare una No Flyght Zone e ad illudersi di poter sconfiggere la Russia.
- Le reazioni scomposte, scadute nel triviale, da parte di esponenti del governo italiano, in testa il capo della nostra politica estera, hanno di fatto estromesso l’Italia da ogni trattativa (che capolavoro di idiozia!), cosa che invece il più intelligente e preparato Presidente francese Macron ha perfettamente capito. Criminalizzare Putin è un’azione afferente alla guerra psicologica che deve rimanere in quell’ambito e non estendersi alla politica, tanto più se si tratta di politica internazionale le cui ricadute geo-strategiche non possono non far sentire tutto il loro peso nel prossimo futuro. Ricordiamoci inoltre che solo poco tempo fa Putin era un uomo di Stato considerato e apprezzato dalla maggior parte degli uomini di Stato mondiali, e che tutt’ora riveste un importante ruolo internazionale, almeno presso quei paesi che un tempo erano indicati come «non allineati» e che adesso, rispondendo all’acronimo BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) rappresentano più del restante 40% del mondo, suscettibile di attrarre nella sua orbita un altro 20%.
3. Tuttavia, fortunatamente, non tutti i media sono allineati con la vulgata che va per la maggiore, o piuttosto non tutti i giornalisti.
- Giornalisti e reporter, professionisti seri e sperimentati, ma soprattutto liberi e indipendenti (tra i quali annovero un amico conosciuto in Algeria ai tempi del FIS e dei GIA -Gruppi Islamici Armati) poscia una evidente sordina quando non una mordacchia alla quale sono soggetti, riescono a dar voce ai numerosi dubbi che insorgono nelle menti delle persone in buona fede che non parteggiano per questa o quell’idea ma che invece vogliono sapere la verità soprattutto in un momento denso di potenziali tragici risvolti come questo.
- Essi, infatti non mancano di evidenziare che:
1) le grandi città al momento sono state risparmiate per precisa volontà di Mosca, che finora ha limitato al minimo i bombardamenti «dall’alto» (missilistici e aerei) per non moltiplicare le stragi e non provocare un giustificato intervento NATO. 2) Come qualcuno aveva anticipato – con quel fare tragico ma che nasconde la bassa soddisfazione che sta alla base di una disonestà intellettuale che porta a dire «avete visto? E’ la conferma di quello che sosteniamo: sono cattivi, anzi cattivissimi» – la centrale nucleare di Zaporizhzhia non è stata bombardata: «Non ho visto missili, ma bengala per illuminare gli obiettivi degli scontri con gli ucraini attestati lì vicino». Un minimo di senso critico avrebbe fatto sorgere tutti i dubbi di questo mondo perché le radiazioni si sarebbero estese a Donbass e Russia, la quale non ha nessun interesse a distruggere le centrali nucleari, ma a controllarle.
3) «la caccia a Zelensky non è mai partita», questa ipotesi rimane un’invenzione da guerra psicologica strumentale a rendere l’alleato un innocente perseguitato da un nemico implacabile, ma che in un osservatore attento e intellettualmente onesto non può che far sorgere dubbi: l’operazione è pressoché impossibile e la proditoria eliminazione di un Capo di Stato è di solito controproducente perché crea un mito.
4) La strategia di Putin «non è quella di conquistare l’Europa, né restaurare l’Urss, e nemmeno assoggettare tutta l’Ucraina», un intelletto normalmente dotato sa che si tratta di una cosa irrealizzabile e un osservatore nemmeno troppo attento non può non aver contezza di quanto Putin sia pragmatico e concreto.
5) Lo stesso osservatore, guardando al recente passato non può non essersi accorto che «La Russia vuol essere europea mentre noi non facciamo altro che schiacciarla verso l’Asia e la Cina».
4. Considerazioni finali
Abbandoniamo l’approccio ideologico, smettiamo di lasciarci trascinare dall’entusiasmo farlocco del mondo diviso in due: noi e Zelenski i buoni e Putin il cattivone.
I negoziati sono ancora realizzabili se solo l’america-dem, la UE e la Nato (al traino di quell’America) smettessero di ciurlare nel manico dando fondo a una improponibile propaganda di guerra mirata a gettare benzina sul fuoco. Attenzione perché «tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino». Abbiamo subito due Guerre Mondiali che definire idiote e feroci sarebbe un eufemismo, vediamo di non andare come oche giulive incontro alla terza.