È evidente che a settembre, quando la chiusura di moltissime attività autonome sarà consolidata ed altre ancora saranno costrette a chiudere, il disagio sociale esploderà e ci vuol poco ad immaginare un susseguirsi di manifestazioni di piazza e proteste che potrebbero anche degenerare in scontri.
Non vuol essere una profezia, ma una semplice considerazione dettata dal realismo.
Tale situazione di scontro è attribuibile alla generale insipienza della politica, ma più in particolare alla manifesta incapacità di questo governo e delle forze che lo sostengono (alcune occultamente). Mafia, camorra, n’drangheta e “rigurgiti fascisti” non c’entrano nulla, sono sono solo una mendace excusatio non petita in vista di una situazione di ordine pubblico che si preannuncia molto deteriorata per due ragioni:
- l’oggettivo impoverimento di una importante fetta della società, quella che fino ad oggi è stata la più tartassata da uno Stato spesso ingiustamente occhiuto e inefficiente;
- la mortificazione di un popolo che da tempo vuole esprimere la sua preferenza – verosimilmente in controtendenza rispetto al volere di chi sostiene questo esecutivo – al quale, però, viene negata questa possibilità con oscuri sotterfugi di palazzo, imponendo, di fatto, un governo che distrugge l’Italia e l’italianità (almeno per quel che concerne l’identità storica della nostra nazione).
Sappiano gli uomini delle Forze dell’Ordine, ai quali gli italiani riservano generalmente stima e simpatia, che chi protesterà a settembre, magari anche con veemenza, non è uno che imbratta i muri con quella scritta demente ACAB (simile al delirante slogan dell’antifascismo militante, che ha insozzato le piazze italiane negli anni ’70 del secolo scorso: “camerata basco nero il tuo posto è al cimitero”), ma un padre disperato perché, a causa di una politica infingarda e teorie economiche, sociali e morali demenziali, piovute dall’alto e che cozzano contro il suo ed il nostro auditum di italiani e cristiani, non ha più pane e companatico per sostenere la sua famiglia e vede, tra l’altro, mortificare e smantellare la sua identità con slogan allucinanti e immorali, tipo quello manifestato con orgoglio dalla deputata Cirinnà: “Dio Patria e Famiglia, che vita dimmerda”; slogan da neurodeliri, ideato, scritto e persino stampato sulla maglietta dalla suddetta deputata.
Rifiutatevi di credere all’allarme falso e bugiardo del “pericolo fascista” o dell’insorgenza mafiosa, avete davanti a voi gli italiani con il loro carico di civiltà e di eroica capacità di sopportare sacrifici, i quali, se scendono in piazza, è solo perché non ce la fanno proprio più.
Fino ad ora, di fronte ad un nemico invisibile come il coronavirus e come un altro nemico invisibile che sta depredando il nostro patrimonio economico-finanziario (i risparmi dei nostri padri) e la nostra tradizione cristiana (vedi l’esempio della assurda maglietta di cui sopra), l’Italia tutta ha dimostrato di essere X Legione.
Non siate complici di un qualsiasi Bava Beccaris, sappiate non essere degli yes man: ve lo chiede un uomo che ha portato per molti anni, e con orgoglio, l’uniforme dell’Esercito Italiano e che sa che gli ordini sbagliati non si eseguono.
Viva l’Italia!