Sabato 2 agosto 1980, la stazione di Bologna è un crocevia di snodi metallici, binari, treni, gente in arrivo e in partenza.
Alle 10.25 il tempo si ferma.
Un boato.
Crollano colonne, mura.
Schegge di vetro tagliano l’aria e tutto ciò che incontrano.
Esplode un silenzio tombale, poi grida, urla, le prime sirene in lontananza…
Corpi dilaniati, pezzi sparsi di manichini disfatti, calcinacci e polvere affollano ciò che rimane dell’ala ovest del fabbricato viaggiatori.
L’intero paese è sconvolto.
A caldo, lo scoppio è attribuito al malfunzionamento di una vecchia caldaia nei sotterranei della stazione, ma le prime indagini convergono sull’azione dolosa, puntando il dito sulla pista eversiva di destra: la caccia al fantomatico “uomo nero” è aperta.
La verità di Stato vuole che la strage sia frutto di una strategia neofascista violenta, volta a diffondere una paura generalizzata, irrazionale, tale da giungere ad uno stato di emergenza che favorisca il ritorno del Fascismo in Italia quale unico potere in grado di ripristinare l’ordine.
L’iter inquisitorio e processuale – accuratamente riassunto dall’Avv. Gianni Correggiari in diversi episodi pubblicati qui su Praesidivm –porta alla luce falle, depistaggi, coperture, ipotesi che nulla hanno a che vedere con la matrice nera e che dovrebbe indurre la magistratura ad aprire una nuova inchiesta su una verità scomoda. Una verità che strizza l’occhio ad una forma di terrorismo “cooperativa”, che include in un unico contenitore sigle nazionali e internazionali legate tra loro da un filo rosso, ignorata e precipitata in una foiba di Stato.
Evidentemente il rosso, a Bologna, è un colore puro e trasparente, in cui magistratura e alte cariche dello Stato guardano attraverso, smarrendosi, forse volutamente, in una cortina di fumo che avvolge da quarant’anni questa pagina tragica dell’Italia repubblicana.
Al popolo italiano, all’Associazione delle vittime di Bologna 1980, è stata propinata una ricostruzione artefatta, avvolta in tinte fosche.
Sono stati attaccati e condannati soltanto colpevoli di comodo e lo Stato, i Servizi, la Magistratura continuano a diffondere menzogne, verità apparenti, perché sulla strage, la più sanguinosa mai avvenuta in Italia, resti sempre e unicamente la sola impronta dell’uomo nero.
Citando un celebre horror anni ’70: “Il demone è bugiardo, mentirà per confonderci e alle menzogne mescolerà la verità per aggredirci. La sua è un’aggressione psicologica…”
La verità cinematografica non è così lontana da quella storica, quella verità che oggi, 2 agosto 2020, alla stessa fatidica ora che segnò la tragedia quarant’anni or sono, uomini e donne in diverse piazze d’Italia – chi scrive è presente in una di queste – chiedono, levando, al tempo stesso, una preghiera per i caduti innocenti.
Sia fatta luce nell’oscurità, siano abbattute le tenebre erette come mura a difesa di una ricostruzione mendace, perché “Nessuno di noi era Bologna il 2 agosto 1980…”