Approfitto per chiarire, almeno per quello che mi riguarda, il grosso equivoco che si è voluto costruire sul termine razzismo e la questione razzista.
In epoche diverse, i filosofi Cartesio e David Hume sostenevano che la realtà fosse frutto di una immaginazione collettiva, concetto contrario a quello insegnato e tramandato da altri illustri filosofi, vedi Platone, Aristotele, Socrate, Sant’Agostino, San Tommaso. Negare la varietà di “razze” umane sarebbe irrazionale (ma comodo), tanto quanto la convinzione di Hume e Cartesio in merito all’“immaginazione collettiva”.
L’idea di superiorità razziale (quando una razza domina o schiavizza un’altra razza, giustificandosi), diverso dal concetto di varietà di razze, nasce e viene coltivato in ambienti illuministici anglosassoni. Tant’è, in breve, che la teoria darwinista sostiene che solo gli organismi più forti danno continuità alla specie, e che tutto muta (nonostante mutazione non sia sinonimo di adattamento), subendo il condizionamento dell’ambiente in cui vive.
È nell’era dei Lumi che affonda le radici l’irrazionale e innaturale idea di presunte razze superiori, aiutata dalle super-coscienze storiche. Mai nella storia dell’uomo concetti di supremazia razziale hanno avuto spazio: le guerre tra popoli spesso hanno visto contrapporsi “consanguinei” e medesime confessioni religiose per motivi di stato, o meglio di potere, ma ufficialmente richiamandosi a concetti e affermazioni di civiltà più evolute, rispetto ad altre retrograde, considerate barbare. Mai nessun uomo veniva disprezzato per l’origine etnica. Solo un popolo, dall’antichità ad oggi, vanta una superiorità che oltrepassa l’aspetto razziale ed è quella “aliena”.
Infatti, secondo il testo sacro degli “eletti”, tutti i non “alieni” sono considerati animali, bestie, un’altra specie. Spesso, volutamente si confonde il razzismo con la discriminazione. Tutti possono essere vittime di discriminazione, i miei figli ne sono state vittime illustri, schivati, evitati solo perché la malafede dell’avversario ha posato l’onta.
Manifestazioni di razzismo e di discriminazione sono esecrabili ed ignobili, sintomo di debolezza e impotenza. Invece, il sacrosanto diritto alla difesa e alla conservazione del proprio aplogruppo, cultura, storia, religione è un sacro, quanto virtuoso, nobile e coraggioso dovere. Mai ius soli né ius culturae, sempre e solo il naturale ius sanguinis!